Il padre gravemente malato, scomparso troppo presto, la madre perduta nelle pieghe di una vita che difficile è dir poco. Arriva nella comunità e agli operatori chiede di essere immobilizzata: è lei stessa a implorarlo, tra calci e pugni dati e mai presi. Che si fa? «Quello che si fa sempre: non si tocca nessuno, si tiene botta». E Alessandra (il nome e i dettagli ovviamente sono cambiati per rispetto della privacy) rinasce, tra mille difficoltà, perché la malattia mentale non è facile da gestire. Nemmeno per chi come gli operatori della Tragitti lo fa da sempre dalla parte di Basaglia, cioè partendo dal principio che le persone vanno trattate come tali, sempre. Alla fine dopo innumerevoli sforzi torna a casa, inizia a lavorare, riprende una vita “normale”. E quando passa per un saluto in comunità, di fronte a un paziente che si comporta come lei, suggerisce: «Dovete fare con lui niente di più e niente di meno di quello che avete fatto con me».
Le radici nel sociale
Storie come queste la cooperativa sociale Tragitti le appunta sul petto sin dal 1991, anno in cui mise le radici un’esperienza di volontariato e associazionismo di familiari di sofferenti psichici che andava avanti dalla prima metà degli anni Ottanta. Patrizia Turci, la presidente, oggi è ancor più soddisfatta, perché le Ausl per cui la cooperativa lavora stanno riconoscendo la qualità dei progetti nelle gare d’appalto. A Imola il centro diurno psichiatrico se lo sono aggiudicati così, pensando alla vita delle persone, e tanti saluti al massimo ribasso. «Siamo particolarmente orgogliosi perché è stata valutata prima di tutto la qualità del progetto».
Sempre nel 2017 è uscita la gara per l’accordo quadro dell’ASL Romagna nell’ambito della psichiatria. «Abbiamo partecipato per tutte le nostre comunità e per tre ulteriori progetti sulla domiciliarità nel territorio di Forlì-Cesena».
Con 7 comunità sparse in Romagna e un centinaio di posti disponibili in comunità non è facile coniugare sostenibilità economica e rispetto dei principi ispiratori, ma il tasso di occupazione delle strutture è vicino al 90%, specialmente dove l’ente pubblico ha una tradizione di programmazione eccellente. E a Castel San Pietro i risultati dei laboratori artistici svolti dagli ospiti sono stati così sorprendenti che il Comune ha deciso di esporli in mostra.
Verso il “recovery”
Il merito è anche di una cultura aziendale in cui la formazione è di casa: quasi mille ore nel 2017, in crescita del 34%. «Ora siamo in fase di adeguamento alla nuova normativa privacy, il GDPR. Abbiamo incontrato molte difficoltà, anche perché la normativa in molti punti non è chiara e i costi di adeguamento sono spropositati per realtà piccole e medie».
Tragitti dà lavoro a 65 persone, di cui 54 soci. «La soddisfazione per il 2017 è stata quella di riuscire a riconoscere il ristorno, accantonando il resto a fondo di riserva». Archiviati i progetti di fusione, gli obiettivi per il prossimo anno sono l’accreditamento delle tre strutture sanitarie e, soprattutto, l’introduzione della scala “recovery star”. «È uno strumento innovativo a cui teniamo moltissimo». La “recovery”, parola intraducibile, tiene insieme guarigione sociale e benessere personale.
Emilio Gelosi
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